Trump, “può candidarsi alla Casa Bianca”, Corte Suprema respinge causa su coinvolgimento in assalto Campidoglio

Una vittoria, quella della causa intentata ai suoi danni da un semisconosciuto candidato repubblicano (Anthony Castro), che raggiunge Donald Trump mentre, a New York, sta entrando in tribunale per assistere alla prima udienza che lo vede imputato per presunta frode fiscale.

Trump assolto dalla Corte Suprema: non è stato infranto il XIV emendamento, potrà candidarsi alla Casa Bianca

Il tycoon, infatti, era stato denunciato negli scorsi mesi da parte di Castro di corresponsabilità negli eventi del 6 gennaiol’assalto a Capitol Hill eseguito da centinaia di sostenitori dell’ex presidente. In particolare l’uomo, un commercialista texano, aveva citato il XIV emendamento della costituzione americana, quello che esclude quanti siano in qualche modo legati a tentativi di insurrezione: “Non potrà essere senatore o rappresentante del Congresso, nè elettore del presidente o del vicepresidente, nè ricoprire alcuna carica, civile o militare, alle dipendenze degli Stati Uniti o di uno degli Stati chi – avendo antecedentemente prestato giuramento di difendere la Costituzione, in veste di membro del Congresso o titolare di carica pubblica degli Stati Uniti, o membro del legislativo o dell’esecutivo o del giudiziario di uno Stato – abbia preso parte a un’insurrezione o ribellione contro la nazione stessa, o prestato aiuto o sostegno ai suoi nemici”.

L’emendamento in questione, istituito dopo la guerra civile ed utilizzato solo due volte nella storia americana contro ex ufficiali confederati, nel caso in cui riconoscesse Trump colpevole di compiacenza con gli assalitori del Campidoglio, lo escluderebbe automaticamente dalla corsa alla Casa Bianca. In questo risiede in realtà l’importanza di un verdetto, quello pronunciato dalla Corte Suprema (massimo organo giuridico statunitense), attorno al qual pochi nutrivano dubbi (non erano in molti a pensare che lo sconosciuto Anthony Castro sarebbe riuscito a fermare la corsa al vertice del Paese del candidato attualmente più favorito citando una legge di quasi 200 anni precedente e applicata solo due volte nella storia americana).

La Corte ha derubricato in breve le accuse del texano, respingendole. Aprendo però la porta ad un non indifferente corollario. Per la Corte Suprema, Trump non è coinvolto nell’assalto del 6 gennaio. Nei prossimi mesi sarebbero attesi altri ricorsi come quello di Castro: la posizione oggi espressa dalla Corte potrebbe falciarli sul nascere, alleggerendo non poco il peso giudiziario che alcuni analisti ritengono potrebbe gravare sulla campagna elettorale del tycoon.

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